Quando eri con i Police ed io ero un giovanissimo virgulto mi venne impedito drasticamente per causa di ordine pubblico di venire a vederti (tranquilli, ho decisamente recuperato in seguito), ora che siamo entrambi degli splendidi …enni, vuoi che non mi perda il tuo “Back to Bass tour”?
Il merito va tutto, senza falsa modestia, alla mia compare di concerti nostalgia, la ormai già famosa, citata e fotografata Francy rivale da sempre della diversamente simpatica Trudie nel contendersi il cuore del nostro inappuntabile Gordon.
Completano la truppa Cristina (Vieniviaconnoi) e Simone, altamente invidiati per quei posti così vicino al palco che di Sting potresti vedere le sempre encomiabili tonsille.
Ma torniamo a noi, anzi al concerto, tra zanzare affamate quanto mai, seggioline distanti dal poter essere definite comode, nostalgici che sfoggiano con orgoglio t shirt del trio di cui sopra e sospiri di emozioni nell’attesa del nostro.
Anticipato dalle note dell’ottimo Joe (il figlio), Sting appare decisamente in forma fin dall’inizio concerto, aperto, giusto per non farsi mancare niente, da una morbida versione di “Every breath you take“.
“Sono pazzo di te” ci dice introducendo l’omonima canzone con quel suo italiano consapevole, dal vago sapore british che sfoggerà con la consueta disinvoltura per tutta la durata del concerto. E chi non è pazzo di lui…
Accompagnato da una poderosa band di veri fuoriclasse (Dominic Miller alla chitarra, David Sancious alle tastiere, Peter Tickell al violino, Vinnie Colaiuta alla batteria, Rhani Krija, batteria e percussioni, Jo Lawry, cori), Sting inanella come perle di una collana pregiata , titoli noti, cover, omaggi con forza e delicatezza, grinta e romanticismo.
Da “Driven to Tears” ad una potentissima versione di “Shock the Monkey”, dall’oscurità di “Invisible Sun” fino agli echi neo punk di “Message in a bottle”, tutto è in salendo ed inevitabilmente il pubblico abbandona le seggioline…
La Francy? Vi starete chiedendo…Quel che ne rimane ondeggia a ben più di 3 metri sopra il cielo mentre la sottoscritta si interroga su come potere in seguito impacchettarla in auto e ricondurla sulla via di casa…e son problemi!!!
Poi c’è “So Lonely”, e mi scappa la lacrima, seguita da “When the World Is Running Down, You Make the Best of What’s Still Around” e ne scappano 2), il coro scatta inevitabile su “Englishman in New York”, si balla su “Every Little Thing She Does Is Magic”, ci si scatena letteralmente su “Roxanne”, e qui scatta la menzione d’onore sull’esecuzione. E’ letteralmente un giro del mondo a spasso tra rock e reggae, dub e fusion per poi mescolarla con “Ain’t no sunshine” di Bill Withers. E Sting suona che è un piacere il basso al quale è finalmente ritornato, i muscoli guizzanti da far invidia ad un ragazzino, le note che si rincorrono trasformandosi camaleontiche nell’etere.
Il finale è un tripudio, prima “Desert Rose”, seguita dalla mia adoratissima “Next to You” ( i wanna rock), ma è con una chitarra acustica che si conclude il tutto, le note ipnotiche di “Fragile” ne decretano il commiato.
Niente effetti speciali: solo musica, e che musica!!!
Generoso, divertito , appassionato, di una qualità strepitosa…che dire ancora? Ah sì, la Francy…a casa è tornata, ma sta seriamente meditando di passare le proprie vacanze in terra toscana, non distante da dove un certo cantante biondo, prestante, e sposato possiede una blindatissima magione…