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Il colore viola: solo Prince può…

Musicista proveniente da un altro pianeta, fashionista ante litteram, appassionato sportivo nonché fan competente (basket e tennis tra tutti), come non poteva la vostra Bellasignora celebrare il genio del Principe di Minneapolis?

Ho avuto la fortuna di vederlo 3 volte in concerto ed anche di quella prima, soffocante serata all’interno ad un pala Trussardi torrido perché “LUI” aveva voluto così, per non alterare le luci e gli effetti del suo pirotecnico show, nel lontano 1988, ho ricordi vividi in maniera assurda.

Prince
Palco LoveSexyTour

Le luci, in primis, così sapientemente studiate, le coreografie tanto raffinate quanto ostentate, in un mix di Paradiso ed Inferno, classicismo e sensualità infido ed efficace. E poi la band, cloni, appendici, emanazioni del leader con quelle strumentiste belle come modelle, stilose ed agili su tacchi altissimi, in grado di calamitare ogni sguardo tra un giro di basso e un virtuosismo alle tastiere. 

E i costumi… abbinamenti cromatici impeccabili, improbabili pois portati con la disinvoltura di un tailleur di Armani, enormi scritte su gambe e braccia, un tripudio di pizzi e tacchi in tinta, ballerine /coriste/poli strumentiste rigorosamente coordinate , vere e proprie alter ego femminino del genio sul palco.

 

Prince
Prince con Sheila E. e Cat Glover

 

Per non parlare della scenografia con tanto di auto elettrica, piani mobili, campetti da basket, luci pirotecniche e psichedeliche, letti e cuori giganti. E ad ogni livello i diversi membri della band, ciascuno con un ruolo ben definito all’interno del magico mondo di Prince e del suo Lovesexytour.

Avete presente Alice nel paese delle meraviglie? Ecco, era esattamente come mi sentivo, ma neppure il caldo era poi così opprimente quando ci si trova sotto un fuoco di fila di sensazioni, bombardata visivamente da uno spettacolo potente e coinvolgente da togliere il fiato, follemente ammaliata da una presenza scenica a dir poco ciclopica, in grado di trasformare l’esile corporatura di Prince in un vero e proprio gigante del palco.

Ma tutta questa perfetta macchina cosi sofisticata aveva un gran pregio, quello di non essere asettica. Spesso infatti le grandi produzioni tolgono spontaneità all’artista imprigionandolo in tempi e modi ben precisi. Impossibile con Prince: l’assolo più lungo e tirato, il ballo improvvisato e soprattutto il botta e risposta col pubblico, quegli sguardi di compiacimento, gli ammiccamenti, i sospiri, l’immersione totale ed entusiasta in un’altra dimensione eppure così tangibile per il pubblico in delirio ne erano l’esempio più lampante.

Prince
Uno dei look del LoveSexyTour

E poi l’ho rivisto a milano nel 2010, accidenti quanto era bravo… bravo a far tutto: ballare divinamente su stivaletti col tacco che io sarei già in ortopedia, suonare magistralmente qualsiasi strumento come fosse emanazione delle sue velocissime seppur aggraziate mani, sedurre il pubblico grazie ad una eleganza magnetica e mai volgare, una empatia magica talvolta difficile da spiegare, una sensualità difficilmente ripetibile ed in qualche modo misteriosa.

Meravigliosamente auto celebrativo al limite di far suonare la propria musica prima che la serata iniziasse, di quel concerto ricordo in maniera nitida 2 cose: l’inizio. Alle 9 e mezza passate la band sale sul palco alla spicciolata e inizia a suonare, a luci accese, poi arriva lui, elegantissimo con tanto di glitter fra i capelli. Ed il finale: dopo “A love bizarre”, si accendono le luci e lui scompare. Inizio ad uscire, con già pesantemente addosso un principio di depressione post concerto in atto, 10 minuti abbondanti e Prince decide di continuare a stupire, torna sul palco e suona altre canzoni, di nuovo a luci accese mentre la gente sta tornando dentro. Volata sulle scale, corsa da finale olimpica e mi ritrovo, incredibilmente sotto il palco, lo vedo sorridere e divertirsi, lo ricordo così.

E quelle luci accese erano viola, ne sono sicura.

Prince
T-shirt 2010