Quando un look può cambiare la società: David Bowie, l’anticipatore.
Omaggiare David Bowie non è semplice, immediato ne tanto meno scontato. Chi vi scrive ha avuto il privilegio (seppur breve causa abbassamento di voce) di vederlo in concerto, ammirarlo come icona di stile, ascoltarlo come musicista.Quello che mi ha sempre, inequivocabilmente affascinato di lui è l’essere sempre così incredibilmente “avanti” ed oltre, oltre i generi, le mode, gli stili, i confini. Non sempre di difficile interpretazione ma sicuramente mai banale, ispirato ed ispiratore, modaiolo mai succube, riferimento per qualunque categoria artistica. Una ricerca, la sua, alternata dal flusso inesauribile dei suoi interessi (arte, filosofia, poesia, culture lontane) che continua tuttora ad ispirare mondi diversi ed esser umani alla ricerca di una personale affermazione. Un fascino “alieno”che è diventato cultura al di là della semplice trasgressione.
Sarà questa la prima puntata di un viaggio che vuole raccontarlo attraverso i look che lo hanno caratterizzato e che risultano essere oggi ancora terribilmente all’avanguardia nella loro sottile ricercatezza.
Una commistione, quella di Bowie col mondo della moda, che non si è mai fermata fino all’ultimo, e che noi di Bellasignora intendiamo testimoniare al meglio delle nostre possibilità.
GLI ANNI 60:DAVID BOWIE E IL FENOMENO MOD.
Prima del Duca Bianco, di Ziggy o Alladin, David Bowie è stato una delle icone della scena mod della Londra di quegli anni. Anche se i primi singoli non raggiunsero il vertice delle charts, proiettarono il giovane talento nell’occhio della stampa dell’epoca.
Lo stile è effettivamente canonico al limite del maniacale: abiti smilzi 3 bottoni, cravatte sottili, caschetto (più o meno lungo) d’ordinanza.
E ancora polo con colletti a contrasto, candide camicie bianche o in seta scura, giacche in velluto.
DAL ’69 AL ‘72, L’INFLUENZA HIPPIE.
L’uomo che di lì a poco rivoluzionerà il costume e la scena musicale risentì, nei primissimi anni ’70 dell’ondata hippie che ancora una volta fu comunque in grado di rielaborare a sua immagine e somiglianza.
Riccioli ribelli, frangie, kaftani ricamati, gilet di stampo folk….la perfezione senza alcun dubbio.
E ancora capelli lunghi ed abiti altrettanto, tessuti mollemente cadenti, volumi over size dall’accento incredibilmente chic…
Termina così la prima di una serie di puntate, inevitabili davvero, vista la molteplicità dei look che necessitano ciascuno dell’importanza che meritano e che ancora adesso, nel rivederli, continuano a stupire per attualità ed avanguardia.
Alla prossima.
“Ho reinventato la mia immagine così tante volte che devo negare di essere stato in origine una donna coreana in sovrappeso”.
“Mi stupisco sempre di come le persone prendano sul serio quello che dico. Io non so nemmeno prendere sul serio quello che sono”.